I nostri qvevri

Quando ci siamo chiesti quale potesse essere il contenitore migliore per veder nascere e maturare i nostri vini, siamo voluti tornare all’origine del vino stesso, in Georgia.

In quei luoghi, da migliaia di anni, le uve fermentano assieme alle vinacce (e in alcuni casi ai raspi) in grandi anfore di terracotta completamente interrate, chiamate qvevri o kvevri.
Una volta terminato il processo di fermentazione, il vino prosegue il suo affinamento direttamente all’interno dei qvevri, dove bucce ed elementi solidi si depositano naturalmente sul fondo, fino alla svinatura. Un metodo di vinificazione tradizionale che nel 2013 è stato aggiunto agli elenchi del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO.


Questa soluzione, che nei secoli si è rivelata un furbo stratagemma per nascondere il prezioso contenuto nel corso di guerre e saccheggi, presenta dei vantaggi tecnici estremamente rilevanti anche per la nostra esperienza.


Se da un lato, infatti, l’interramento consente un efficace isolamento termico, dall’altro la porosità della terracotta determina una micro ossigenazione del vino simile a quella del legno, senza tuttavia dare luogo ad alcuna variazione organolettica dovuta a tannini o ad altre sostanze.

Esiste infine un senso più profondo, e per noi importante, di questa scelta: è la nostra stessa terra in cui affondano le radici della  vigna ad avvolgere e accompagnare il vino di Terracanta, in una dimensione di contatto e scambio costante.
Questo abbraccio è un po’ come se fosse il nostro.